De Rossi sicuro: Dopo Totti sarò il capitano della Roma

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view post Posted on 23/11/2011, 22:06     +1   -1




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Il centrocampista giallorosso si confessa: «Tranquillizzare la gente sul mio futuro? Il cuore deve palpitare... Luis Enrique ha delle idee precise, calcistiche e comportamentali, non scende a compromessi. Capello e Lippi fondamentali per la mia crescita»

ROMA - «L'etichetta da supereroe, il soprannome 'Capitan Futuro', non me li vedo proprio attaccati addosso. Credo che ci sia un termine preciso: prenderò la fascia quando l'attuale capitano, anzi il capitano di ogni epoca, smetterà. Rassicurare la gente sul mio futuro? Ma il cuore è fatto apposta per palpitare». Così il centrocampista della Roma, Daniele De Rossi, intervistato durante il programma di Radio2 Rai 'Io, Chiara e l'Oscuro'. Il giocatore, dopo aver dribblato il tema legato al rinnovo di contratto, in scadenza a giugno, ammette poi di non temere la pressione di un ambiente come quello della Capitale: «Paura di Roma? Non più, ci sono stati un paio di anni d'ambientamento, ormai ci ho fatto il callo. Il mio primo ricordo? Non c'è il pallone, ma la casa di Livorno, città dove papà giocava. E il primo stadio che ricordo è proprio quello di Livorno, da piccolo mi sembrava il Maracanà. È un ricordo felice».

CAPELLO E LIPPI - Come quelli vissuti con allenatori del calibro di Fabio Capello, ieri in visita a Trigoria, e dell'ex ct dell'Italia, Marcello Lippi: «Quando era ancora tifoso, quando non giocavo, odiavo persone che poi si sono rivelate invece importanti. Capello ieri sono andato a salutarlo al bar, lui mi ha fatto del bene, è stato forse il più importante per la mia crescita professionale. Anche Lippi però è stato quasi un padre». Stretto anche il legame con Totti: «Siamo molto diversi, come caratteri, come tutto, ma siamo sempre andati d'accordo. Francesco è il classico romano, sembra quasi di un'altra epoca, spavaldo, sicuro di se stesso, con personalità, si porta dentro una luce. A Roma è qualcosa di unico. È un po' permaloso, questo è vero. In passato abbiamo litigato, non ci siamo parlati per un po'. Il motivo? Non me lo ricordo, è passato tanto tempo...».

LUIS ENRIQUE - Meno ne è trascorso dall'arrivo a Trigoria di Luis Enrique: «Ha delle idee precise, calcistiche e comportamentali, non scende a compromessi. È uno che ha la sua strada e la percorre dritto per dritto. Vincere quest'anno? Ho paura di no...». Anche se «scudetti e Champions League li vogliamo vincere tutti ed è giusto inseguirli. Ma il sogno nel cassetto è personale, extracalcistico, e riguarda la mia vita privata. Molti ex giocatori non hanno accettato il post carriera, io spero solo che la mia vita continui così e che mia figlia Gaia abbia un futuro sereno».

LA VITA PRIVATA - Del presente poi parla di tutto, tranne che del rinnovo di contratto. Passa dalla vita privata («Vivo di colpi di fulmine e adesso sono innamorato. Sono molto diverso rispetto a quello che appare fuori. Sono un vulcano dentro, mentre all'esterno tendo a chiudermi. E poi mi piacerebbe dire che sono uno che ragiona, purtroppo la mia storia dimostra il contrario, sto lavorando su questo. Sto provando a dare un freno alle mie reazioni impulsive»), alla vita politica («Berlusconi? Eravamo arrivati a un punto in cui il cambio era nell'aria, ed era anche necessario. Ma io non vado a votare perchè non ho una grandissima opinione della classe politica»), per finire al suo 'mestiere' di calciatore professionista: «Vivo la mia condizione senza sensi di colpa, faccio il mio lavoro e mi sento un miracolato. Mi diverto e in più ho dei guadagni incredibili. So di essere fortunato, ma non mi vergogno di quanto prendo. È il mercato a fare i prezzi, e quello del calcio muove cifre stratosferiche sui calciatori. È normale che si siano questi introiti e questi stipendi».
 
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